Dermatite allergica da contatto: quali coloranti dei tessuti possono causare allergia?

Dermatite allergica da contatto: quali coloranti dei tessuti possono causare allergia?

L’allergia ai tessuti è un fenomeno sempre più diffuso. Il contatto con alcuni materiali o sostanze, come i coloranti utilizzati per le fibre tessili, possono scatenare delle dermatiti allergiche da contatto che provocano arrossamenti, prurito e rush cutanei. Nel momento in cui la nostra pelle entra in contatto con un determinato tessuto che contiene degli allergeni, il sistema immunitario risponde in maniera eccessiva innescando un processo infiammatorio.

Che cos’è la Dermatite Allergica da Contatto?

La Dermatite Allergica da Contatto (DAC) è una reazione allergica della pelle dovuta al contatto con sostanze capaci di stimolare la risposta del sistema immunitario, gli allergeni, che provocano un’infiammazione della cute con prurito intenso, bruciore, comparsa di vescicole e, talvolta, desquamazione e ulcere. La manifestazione cutanea si manifesta da pochi minuti fino a 72 ore dopo il contatto con l’allergene. Sono molti gli allergeni in grado di causare la dermatite. Ciò dipende dalla variabilità dei sistemi immunitari tra gli individui, ma serve prestare particolare attenzione agli allergeni che rimangono più a lungo a contatto con la pelle, come quelli contenuti negli indumenti, negli accessori e nei cosmetici. Metalli (ad esempio il nichel), coloranti industriali, resine, pesticidi, solventi, tracce di detergenti e altre sostanze chimiche contenute nei tessuti possono penetrare direttamente sulla pelle, suscitando reazioni allergiche. Non a caso le dermatiti compaiono spesso (ma non solo) nelle zone del corpo più a stretto contatto con gli indumenti, come ascelle e inguine.

Quali sostanze presenti sulle fibre tessili provocano la dermatite da contatto?

Per millenni gli uomini hanno utilizzato fibre naturali di tipo cellulosico, di derivazione vegetale (cotone, canapa e lino) o di derivazione animale (lana e seta). Alla fine del secolo scorso i chimici sono stati in grado di copiare i polimeri naturali e di formare polimeri da sostanze chimiche semplici arrivando a sintetizzare numerosi tipi di fibre differenti (fibre artificiali). Le fibre artificiali vengono sintetizzate da polimeri sintetici lineari di condensazione (poliammidi, poliesteri, ecc) o d’addizione (acrilici). Questi polimeri formano la spina dorsale della fibra, sulla quale si aggiungono svariati prodotti chimici che si formano durante il processo di polimerizzazione e numerosissimi additivi chimici: le fibre così possono variare per qualità fisica e per la presenza maggiore o minore di additivi e di sostanze chimiche. Inoltre, molti indumenti sono confezionati partendo da pezze di tessuto colorate o stampate e di conseguenza trattate con diversi coloranti. Tra questi quelli che più facilmente determinano sensibilizzazioni sono composti liposolubili e per questa caratteristica penetrano bene attraverso la cute. Il più impiegato è il bicromato di potassio e con analoga funzione vengono impiegati coloranti metallo-complessi che contengono cobalto o nichel all’interno della molecola.

Come si manifesta la dermatite da contatto?

Le manifestazioni cliniche possono essere diverse, così come le sedi di localizzazione. Tra le varianti cliniche possiamo avere forme eczematose classiche, orticaria da contatto, oppure dermatite da contatto a tipo eritema multiforme, purpurica, pigmentaria o pustolosa. Le sedi più comunemente interessate sono quelle dove gli abiti sono più a stretto contatto con la cute, quali collo, ascelle, fossa antecubitale, faccia interna delle cosce, cavo popliteo, ma anche torace e tronco. Il meccanismo patogenetico può essere sia di natura irritativa (dermatite da contatto irritativa – DCI) che allergica (dermatite allergica da contatto – DAC). In quest’ultimo caso i responsabili sono principalmente alcune sostanze aggiunte alle fibre tessili durante la loro manifattura e assemblaggio in indumenti. In particolare, gli agenti responsabili sono rappresentati da prodotti per le tinture e per il finissaggio, i metalli, la gomma e le colle.

Cosa fare?

La soluzione immediata per le dermatiti da contatto, qualora si è già a conoscenza di una particolare sensibilità, è quella di evitare le fibre sintetiche e preferire tessuti naturali come il cotone, la seta, la lana, fibre vegetali e traspiranti. Se, invece, si scopre all’improvviso di soffrire di dermatite da contatto e compaiono improvvisamente rossori, prurito, rush cutanei, è sempre opportuno rivolgersi a un allergologo che saprà approfondire con test diagnostici mirati e indicare la giusta terapia.

Patch Test

Come si arriva alla diagnosi?

Per l’identificazione dell’allergene sono indispensabili un’accurata anamnesi e l’esame del prodotto, che inizia dal leggere attentamente l’etichetta del capo incriminato, che può fornire utili indicazioni sulla composizione. Il cardine della diagnosi sono tuttavia i test cutanei allergologici, ed in particolare il patch test. È un test epicutaneo con una soluzione di NiSO4 al 5% altamente riproducibile e sensibile, sebbene possa produrre reazioni deboli che possono svanire nel tempo. Le sostanze potenzialmente allergizzanti sono poste a contatto con la cute del dorso per 72 ore, con dischetti che occludono la pelle. Passati i tre giorni (necessari per dare all’allergene il tempo per sviluppare una reazione locale), si guarda la cute: se si trova un rilievo con arrossamento o piccole vescicole, accompagnati da prurito, il test è positivo e significa che il soggetto è allergico a quella sostanza. È importante notare che i risultati dei patch test possono essere influenzati dall’assunzione di cortisonici e antistaminici prima del test.

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