Tag Archivio per: Allergie

Quali sono gli allergeni più comuni in estate

Quali sono gli allergeni più comuni in estate?

Tra le patologie che aumentano di incidenza in estate si possono annoverare anche quelle allergiche. Il caldo e l’aumento delle attività all’aperto portano a un’esposizione maggiore agli allergeni stagionali. I principali fattori scatenanti delle allergie estive includono il polline delle graminacee e delle piante erbacee, le spore delle muffe che proliferano in ambienti umidi e caldi e l’aumento degli acari della polvere in ambienti chiusi. Anche l’uso di pesticidi e altre sostanze chimiche nei giardini può contribuire all’aumento delle reazioni allergiche. A questo si deve aggiungere il pericolo delle punture di insetto.

Pollini

Uno degli allergeni più prevalenti durante l’estate è il polline. I cambiamenti climatici stanno provocando una pollinazione protratta all’estate di pollini che normalmente fanno la loro comparsa solo in primavera, come le graminacee. Il polline delle graminacee è microscopico e può essere trasportato dal vento per grandi distanze, rendendo difficile evitarne l’esposizione e provocando sintomi come starnuti, prurito nasale, congestione e lacrimazione degli occhi. Le piante erbacee (ambrosia e parietaria) e anche alcuni alberi, come il pioppo e il cipresso, continuano a rilasciare polline anche durante i mesi più caldi.

Muffe

Le muffe sono un allergene presente tutto l’anno, ma l’umidità estiva può favorirne la proliferazione. Le muffe rilasciano spore nell’aria, che possono essere inalate, causando sintomi respiratori come tosse, respiro sibilante e difficoltà respiratorie. Le muffe sono spesso presenti in ambienti umidi come scantinati, bagni e piscine, ma anche in aree esterne con vegetazione in decomposizione.

Acari della polvere

Anche gli acari della polvere proliferano durante l’estate, a causa del clima caldo-umido. Gli acari della polvere si trovano abitualmente in ambienti interni e, se non vengono praticate misure di bonifica ambientale, possono infestare le case di villeggiatura. Questi microscopici aracnidi vivono nella polvere domestica e si nutrono di cellule di pelle morta, causando sintomi come rinite, eczema e asma.

Pesticidi

L’uso di pesticidi aumenta durante l’estate per controllare insetti e parassiti. Queste sostanze chimiche possono causare reazioni allergiche in alcune persone sia attraverso il contatto diretto che l’inalazione.

Punture di insetti

Passando più ore all’aria aperta, aumentano anche le possibilità di punture di insetti. Dopo la puntura di imenottero (api, vespe e calabroni) possono verificarsi sintomi di diversa gravità. Le reazioni locali, e le cosiddette reazioni locali estese (cioè del diametro di almeno 10 cm e con durata superiore a 24 ore) sono generalmente di natura infiammatoria, e non di interesse allergologico. Al contrario le reazioni generalizzate sono spesso espressione di una sensibilizzazione allergica. Queste ultime hanno solitamente un esordio molto rapido e possono coinvolgere, oltre al distretto cutaneo, anche l’apparato gastrointestinale, quello respiratorio e quello circolatorio, provocando sintomi di varia gravità fino allo shock anafilattico.

Alimenti

L’estate non è solo sinonimo di sole e attività all’aperto, ma anche di cene all’aperto, picnic e viaggi, dove spesso si ha l’opportunità di provare cibi nuovi. Questo aumento del consumo di cibo fuori casa e l’esposizione a una varietà di alimenti possono aumentare il rischio allergie alimentari. In vacanza, soprattutto all’estero, è opportuno sapere con esattezza cosa si ordina per evitare possibili reazioni allergiche causate da alcuni ingredienti. Tra gli alimenti maggiormente coinvolti in questi tipi di allergie vi sono il latte, le uova, la soia, le arachidi, le nocciole, il pesce, i crostacei.

Creme e solari

L’estate è anche il periodo in cui utilizziamo maggiormente alcuni prodotti per la cura del corpo, dai solari agli oli abbronzanti, dalle creme ai profumi. Alcuni di questi, tuttavia, a causa di sostanze chimiche o conservanti contenuti, possono procurare reazioni da contatto o irritative.

Non lasciare che questi allergeni rovinino la tua stagione preferita! L’estate può essere una stagione difficile per chi soffre di allergie. Conoscere i principali allergeni estivi e adottare misure preventive può aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita. Prima di partire per le vacanze è sempre bene consultare un allergologo per verificare di avere con sé tutte le terapie necessarie al corretto trattamento della propria allergia.
Prenota una visita specialistica con la dr.ssa Isidora Paffumi per una valutazione personalizzata e scopri quali strategie preventive e trattamenti possono aiutarti.

Una breve guida sulle malattie allergiche

Una breve guida sulle malattie allergiche

Normalmente il sistema immunitario difende l’organismo dalle sostanze estranee. Nelle persone predisposte, tuttavia, il sistema immunitario può reagire in maniera eccessiva all’esposizione ad alcuni allergeni presenti nell’ambiente, negli alimenti o nei farmaci, che risultano innocue per la maggior parte delle persone. Ne deriva una reazione allergica. Alcune persone sono allergiche a una sola sostanza, mentre altre a diversi allergeni. Circa un terzo della popolazione mondiale soffre di allergia.

Come si classificano le malattie da ipersensibilità?

Le malattie allergiche sono un gruppo di condizioni patologiche caratterizzate da reazioni ipersensibili del sistema immunitario a sostanze solitamente innocue. Queste reazioni possono manifestarsi in vari tessuti e organi, provocando sintomi che spaziano da lievi a gravi e, in casi estremi, possono essere fatali. La risposta allergica è mediata da una complessa interazione tra allergeni, anticorpi (soprattutto le immunoglobuline E o IgE), cellule del sistema immunitario (come mastociti, basofili, linfociti T) e mediatori infiammatori (come istamina, leucotrieni e citochine). Le reazioni di ipersensibilità sono suddivise in 4 tipologie, in base alla classificazione di Gell e Coombs. Le malattie da ipersensibilità spesso coinvolgono più di un tipo di reazione.

Tipo I
Le reazioni di tipo I (ipersensibilità immediata) sono IgE-mediate e si sviluppano entro un’ora dall’esposizione all’antigene. L’antigene si lega alle IgE che sono legate ai mastociti tissutali e ai granulociti basofili ematici, innescando il rilascio di mediatori preformati (istamina, proteasi, fattori chemiotattici) e la sintesi di altri mediatori (prostaglandine, leucotrieni, fattore attivante le piastrine, citochine). Questi mediatori causano vasodilatazione, aumento della permeabilità capillare, ipersecrezione di muco, spasmi della muscolatura liscia e l’infiltrazione dei tessuti da parte di eosinofili, di cellule T-helper di tipo 2 (Th2), e di altre cellule infiammatorie. Le reazioni di tipo I sono alla base di tutte le malattie atopiche (dermatite atopica, asma, rinite e congiuntiviti allergiche) e di molte malattie allergiche (anafilassi, alcuni casi di angioedema, orticaria, allergie al lattice e alcune allergie alimentari).

Tipo II
Le reazioni di tipo II (ipersensibilità citotossica anticorpo-dipendente) si verificano quando un anticorpo si lega ad antigeni cellulari superficiali o a una molecola legata alla superficie di una cellula. La struttura antigene-anticorpo legata alla superficie attiva le cellule che partecipano alla citotossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente. Le patologie mediate da reazioni di tipo II comprendono il rigetto dell’innesto iperacuto di un trapianto d’organo, le anemie emolitiche, la tiroidite di Hashimoto e la malattia da anticorpi anti-membrana basale glomerulare (sindrome di Goodpasture).

Tipo III
Le reazioni di tipo III (malattia da immunocomplessi) causano infiammazione in risposta alla deposizione di immunocomplessi circolanti antigene-anticorpo nei vasi e nei tessuti. Questi complessi possono attivare il sistema del complemento o legarsi ad alcune cellule immunitarie attivandole, causando il rilascio di mediatori dell’infiammazione. All’inizio di una risposta immunitaria, si ha un eccesso di antigeni con piccoli complessi antigene-anticorpo, che non attivano il complemento. Successivamente, quando le concentrazioni di antigeni e anticorpi sono più in equilibrio, gli immunocomplessi sono più grandi e tendono a depositarsi nei vari tessuti (glomeruli, vasi), provocando reazioni sistemiche. Le malattie di tipo III comprendono la malattia da siero, il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide, la vasculite leucocitoclastica, la crioglobulinemia, la polmonite da ipersensibilità acuta e diversi tipi di glomerulonefrite. Le reazioni di tipo III si sviluppano da 4 a 10 giorni dopo l’esposizione all’antigene e possono diventare croniche se l’esposizione all’antigene continua.

Tipo IV
Le reazioni di tipo IV (ipersensibilità ritardata) non coinvolgono gli anticorpi ma sono mediate dalle cellule T. I linfociti T, sensibilizzati in seguito al contatto con uno specifico antigene, sono attivati dall’esposizione continua o dalla riesposizione allo stesso antigene: essi danneggiano il tessuto mediante effetti tossici diretti o il rilascio di citochine, che attivano eosinofili, monociti e macrofagi, neutrofili o cellule natural killer. I disturbi che coinvolgono reazioni di tipo IV comprendono la sindrome di Stevens-Johnson, la necrolisi epidermica tossica, la reazione farmacologica con eosinofilia e sintomi sistemici (Drug rash with eosinophilia and systemic symptoms), la dermatite da contatto e molte forme di ipersensibilità ai farmaci.

Perché si diventa allergici?

In numerose reazioni allergiche il sistema immunitario, se esposto per la prima volta a un allergene, produce un tipo di anticorpo detto immunoglobulina E (IgE). L’IgE si lega a un tipo di globuli bianchi detti basofili, presenti nel flusso sanguigno e a un tipo simile di cellule dette mastociti, presenti nei tessuti. La prima esposizione può rendere il soggetto sensibile all’allergene (la cosiddetta sensibilizzazione), ma non provoca sintomi. Una volta che il soggetto sensibilizzato incontra nuovamente l’allergene, i basofili e i mastociti che contengono IgE in superficie rilasciano sostanze (come istamina, prostaglandine e leucotrieni) che inducono gonfiore o infiammazione nei tessuti circostanti. Tali sostanze inducono una serie di reazioni a catena che continuano a irritare e a danneggiare i tessuti. Tali reazioni si possono manifestare in forma da lieve a grave.

Quali sono i sintomi?

La maggior parte delle reazioni allergiche si manifesta in modo lieve con lacrimazione, secrezione nasale (rinorrea) e starnuti. Le eruzioni cutanee (compresa l’orticaria) sono frequenti e, spesso, pruriginose. L’orticaria è caratterizzata da piccole aree tumefatte arrossate e lievemente in rilievo (pomfi), spesso con una parte centrale più chiara. La tumefazione può interessare anche ampie aree sottocutanee (cosiddetto angioedema). La tumefazione è provocata dalla fuoriuscita di liquidi dai vasi sanguigni. A seconda delle aree del corpo colpite, l’angioedema può essere grave, in particolare quando si presenta nella gola o nelle vie aeree. Le allergie possono scatenare anche attacchi di asma e difficoltà respiratorie. Alcune reazioni allergiche, definite reazioni anafilattiche, possono essere potenzialmente letali. Le vie aeree possono restringersi (costrizione), causando respiro sibilante, e le pareti della gola e delle vie aeree possono gonfiarsi, interferendo con la respirazione. I vasi sanguigni possono allargarsi (dilatarsi), causando un grave calo della pressione arteriosa.

Quali sono gli allergeni che più frequentemente scatenano una reazione allergica?

Gli allergeni possono essere classificati in diverse categorie, tra cui inalanti, alimentari, farmaci, insetti e da contatto. Ecco una panoramica dei principali allergeni per ciascuna categoria:

Inalanti:

  • Pollini (graminacee, alberi, erbe infestanti)
  • Acari della polvere
  • Peli e forfora di animali domestici
  • Muffe (Aspergillus, Cladosporium, Alternaria, Penicillium)

Alimenti:

  • Frutta secca (arachidi, noci)
  • Latte
  • Uova
  • Crostacei

Farmaci:

  • Antibiotici (penicilline, cefalosporine, sulfamidici)
  •  Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei – FANS (Aspirina, Ibuprofene, Naprossene)
  • Anestetici Locali (Lidocaina, Prilocaina)
  • Mezzi di contrasto iodati

Veleni di insetti:

  • Imenotteri (api, vespe, calabroni)
  • Formiche (formiche rosse del genere Solenopsis)

Allergeni da Contatto:

  • Sostanze chimiche (Nichel, cromati, formaldeide)
  • Materiali naturali (lattice, lanolina)
  • Cosmetici (profumi, conservanti, tinture per capelli)

Cosa fare in caso di allergia?

Se sospetti un’allergia è bene consultare un allergologo, medico specializzato nel riconoscimento e nel trattamento delle malattie allergiche. Sarà lo specialista a valutare se dovrai sottoporti a dei test allergologici, solitamente di facile esecuzione e per nulla invasivi. È fondamentale che tali test vengano condotti seguendo specifici criteri e sotto la guida di un allergologo; un’impropria esecuzione dei test, infatti, o un’errata interpretazione degli stessi, possono indurre, ad esempio, ad escludere dalla dieta alimenti importanti per la salute senza che ve ne sia una reale necessità. In altri casi, a causa di questo, possono nono essere riconosciute (o identificate tardivamente) altre patologie, anche gravi, distinte dalle allergie, ma che si presentano con sintomi simili. Quindi, no ai test per le allergie o le intolleranze che si possono fare da soli o perfino acquistare online.

Prick Test

Quali test fare per la diagnosi di allergia?

La scelta dei test da eseguire può variare a seconda dei sintomi e del tipo di allergia sospettata dall’allergologo. Di seguito quelli più comuni:

Prick test: test cutaneo che consiste nell’applicazione di piccole quantità di allergeni sulle braccia e nel pungerle delicatamente con delle lancette sterili, osservando poi, nell’arco di 15-20 minuti, l’eventuale insorgenza di una piccola reazione cutanea (pomfo), che indica la sensibilizzazione verso l’allergene. Tale metodica, di facile e rapida esecuzione, è molto attendibile e viene impiegata soprattutto per la ricerca di allergie respiratorie ed alimentari.

Patch test: altro test cutaneo, che consiste nell’applicare dei cerotti sulla schiena contenenti allergeni in cellette separate, e nell’osservare l’eventuale insorgenza di reazione cutanea alla rimozione dei suddetti cerotti, che generalmente avviene dopo 48-72 ore. I cosiddetti allergeni da contatto, verso cui si ricerca l’eventuale sensibilizzazione con questo test, sono, ad esempio, metalli, resine, profumi, coloranti, conservanti e molti altri.

Dosaggio delle IgE specifiche nel sangue: questo test misura la concentrazione di determinati anticorpi, le immunoglobuline E (o IgE), che indicano la sensibilizzazione verso specifici allergeni.

Test di provocazione: in alcuni casi la diagnostica a disposizione non è sufficiente a dimostrare o smentire l’esistenza di sensibilizzazione verso un determinato allergene (ciò avviene più frequentemente per farmaci, mezzi di contrasto, alcuni alimenti), per cui si può valutare l’opportunità di somministrare per bocca una piccola quantità del suddetto allergene, solitamente a dosaggi progressivamente crescenti, onde poterne verificare l’eventuale reazione. Per ovvie ragioni di sicurezza tale metodica è destinata a casi molto selezionati e può essere applicata solo sotto osservazione in ambiente ospedaliero.

Quali trattamenti per le allergie?

Non esiste una cura definitiva per le allergie, ma la maggior parte dei sintomi possono essere gestiti con farmaci preventivi o sintomatici. Cardine del trattamento delle forme allergiche è la prevenzione, quando possibile, che si attua con l’allontanamento dell’allergene responsabile dei sintomi o evitando l’esposizione. Gli antistaminici ed i corticosteroidi invece sono farmaci sintomatici che devono essere somministrati in presenza dei sintomi. A questi farmaci si aggiungere l’immunoterapia allergene specifica con l’intento di stimolare una tolleranza immunitaria verso l’allergene responsabile. Ultimamente ai preparati da somministrare per via sottocutanea si sono aggiunti preparati in gocce orosolubili o sublinguali per auto somministrazione molto validi ed utili specialmente per i piccoli pazienti allergici.

Scopri le tue allergie e vivi al meglio! Le allergie sono condizioni comuni che possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita. Una diagnosi accurata e una gestione adeguata sono essenziali per controllare i sintomi e prevenire complicazioni.
Prenota una visita con la dr.ssa Paffumi per identificare, trattare e gestire le tue allergie.

Asma i sintomi e gli esami per riconoscerla

Asma: i sintomi e gli esami per riconoscerla

Respiro sibilante, fame d’aria e difficoltà respiratoria, tosse e senso di oppressione toracica. I disturbi provocati dall’asma sono diversi e possono variare di intensità, manifestandosi in forma lieve oppure grave. Se non trattata, l’asma può diventare invalidante. La gestione efficace dell’asma richiede una combinazione di trattamenti farmacologici, modifiche dello stile di vita e monitoraggio dei sintomi. In questo articolo esploreremo i sintomi e i test per diagnosticarla, insieme ai trattamenti e alle strategie per gestire questa condizione in modo efficace.

Che cos’è l’asma?

L’asma è una malattia infiammatoria cronica delle vie respiratorie, in cui i bronchi sottoposti a vari stimoli, che possono essere allergenici e non, si infiammano provocando nel paziente mancanza di respiro, tosse secca e sensazione di oppressione al torace. Se in condizioni di normalità l’aria entra nelle vie aeree e arriva senza difficoltà agli alveoli polmonari e ne fuoriesce seguendo la stessa strada, nel soggetto asmatico il flusso aereo è ostacolato dall’ostruzione dei bronchi, le cui pareti, se l’infiammazione non viene ben controllata con la terapia, a lungo andare si ispessiscono (remodelling delle vie aeree), e tendono quindi ad occludere i bronchi stessi.

Quali sono le cause scatenanti?

L’asma ha varie cause. Generalmente questa reattività anomala delle vie respiratorie è causata da agenti allergenici, immunologici o fisici. Le persone con asma hanno vie respiratorie particolarmente sensibili e reattive a stimoli che non causano sintomi nelle persone senza asma. Questo può portare a reazioni esagerate a fattori come allergeni, inquinanti atmosferici, fumo di sigaretta, cambiamenti climatici, esercizio fisico o infezioni delle vie respiratorie. In alcuni pazienti, per esempio, il broncospasmo si scatena per cambi di temperatura o cambi di umidità drastici, oppure durante la stagione pollinica o per l’esposizione alle muffe ed altri allergeni.

Quali sono i sintomi?

I sintomi possono variare da persona a persona e possono essere intermittenti o persistenti nel tempo. Ecco alcuni dei sintomi più comuni associati all’asma:

  • Respiro sibilante: è uno dei sintomi distintivi dell’asma. Si verifica quando le vie aeree strette provocano un suono simile a un fischio durante la respirazione.
  • Dispnea: le persone con asma possono sperimentare sensazioni di respiro corto o difficoltà a respirare. La difficoltà respiratoria si caratterizza, inoltre, per la sua variabilità nell’arco della giornata, con un maggiore impatto durante le ore notturne e nelle prime ore del mattino.
  • Tosse cronica: la tosse persistente, soprattutto di notte o presto al mattino, è comune nell’asma. La tosse può essere secca o produttiva di muco.
  • Oppressione toracica: alcune persone con asma possono descrivere una sensazione di peso o stretta nel petto durante gli attacchi asmatici, simile a una costrizione.
  • Respirazione rapida: durante gli attacchi asmatici, la respirazione può diventare più veloce del normale mentre il corpo cerca di compensare la mancanza di ossigeno.
  • Sensazione di ansia o panico: gli attacchi asmatici possono causare sensazioni di ansia o panico, specialmente se la persona ha difficoltà a respirare.

Quali sono gli esami per la diagnosi di asma?

L’esame principale per la diagnosi di asma bronchiale è la spirometria. Qualora la spirometria rilevasse un’ostruzione bronchiale, sarà necessario verificare se un broncodilatatore possa eliminare o ridurre la suddetta ostruzione (test di broncodilatazione). La diagnosi dovrà poi essere completata con la ricerca della causa scatenante; si stima che nell’80% dei bambini, e in più del 50% degli adulti, l’asma sia provocato da un’allergia respiratoria. Dovranno essere, quindi, eseguite prove allergologiche cutanee (prick test), eventualmente associate alla ricerca di specifici anticorpi (le IgE) mediante un prelievo di sangue.

Come si esegue la spirometria?

La spirometria consiste nell’esecuzione di un’inspirazione massimale che raggiunga la capacità polmonare totale, seguita da un’espirazione rapida e forzata, che va proseguita fino allo svuotamento dei polmoni. Il paziente sarà invitato ad eseguire le suddette manovre respiratorie, dettagliatamente spiegate dall’operatore, attraverso un boccaglio monouso, dopo aver tappato il naso con uno stringinaso (per evitare fuoriuscita di aria dalle narici durante la prova). Il boccaglio è collegato ad un misuratore del flusso e del volume di aria mobilizzata dal paziente; tale misuratore trasforma il segnale in valori numerici ed immagini grafiche. Nel caso la prova respiratoria documentasse la presenza di ostruzione bronchiale, verrà quindi effettuato il test di reversibilità, o di broncodilatazione: tale esame consiste nell’inalare un farmaco broncodilatatore a breve durata d’azione prima di ripetere le manovre respiratorie già esposte. Si potrà quindi fare diagnosi di asma bronchiale qualora l’ostruzione venisse annullata o ridotta dalla somministrazione del farmaco.

Quali sono le terapie più comuni e efficaci per trattare l’asma?

La diagnosi e la valutazione della terapia non sono standardizzate, ma tengono in considerazione lo stato del sistema immunitario del singolo paziente e la sua storia personale e clinica. È possibile individuare il farmaco o il trattamento più adatto alle esigenze del paziente grazie alla identificazione degli anticorpi per le allergie sviluppati dal paziente e alla valutazione della gravità dell’infiammazione con gli esami di funzionalità respiratoria. Le terapie più comuni ed efficaci includono farmaci antinfiammatori, come i corticosteroidi inalatori, che riducono l’infiammazione delle vie aeree e prevengono gli attacchi asmatici, e broncodilatatori che aiutano a rilassare i muscoli delle vie respiratorie, aprendo i bronchi e facilitando la respirazione durante gli attacchi asmatici. Un’altra possibilità di cura è offerta dall’immunoterapia allergene-specifica, anche conosciuta come “vaccinazione” alle allergie. Si tratta di una somministrazione controllata e progressiva dell’allergene a cui il paziente è sensibile, per un periodo che dura almeno tre anni. Parliamo di una terapia causale, che oltre a contenere sintomi, interviene sulla causa che scatena l’allergia e la disinnesca abituando gradualmente l’organismo alla sua esposizione.

Prendi il controllo sull’asma! Se stai lottando contro i sintomi dell’asma o se hai difficoltà a gestire la tua condizione, non aspettare oltre. Un trattamento efficace può fare la differenza nella qualità della tua vita.
Contatta la dr.ssa Isidora Paffumi per una valutazione completa e un piano di trattamento personalizzato.

Quando andare dall’allergologo

Quando andare dall’allergologo?

Le allergie stanno diventando sempre più comuni in tutto il mondo, con un numero crescente di persone che sperimentano reazioni allergiche a una varietà di sostanze. Questo aumento delle allergie può essere attribuito a una serie di fattori, tra cui cambiamenti ambientali, stili di vita moderni e una maggiore esposizione agli allergeni. Di fronte a questo scenario, è fondamentale consultare un allergologo per una valutazione accurata e un trattamento mirato.

Di cosa si occupa l’allergologo?

L’allergologo è un medico specializzato nell’allergologia, una branca della medicina che si occupa della diagnosi, del trattamento e della gestione delle allergie e delle malattie correlate. Quando si sospetta una allergia la scelta migliore da fare, al fine di stabilire un’adeguata gestione ed una corretta terapia dei sintomi legati alle allergie, è quella di rivolgersi ad un allergologo. Consultare un allergologo permette di ottenere una valutazione completa e approfondita dei sintomi allergici fondamentale per garantire che le reazioni allergiche vengano trattate in modo adeguato per prevenute eventuali complicazioni.

Quando consultare un allergologo?

Ecco alcuni segnali che potrebbero indicare la necessità di consultare un allergologo:

  • Sintomi ricorrenti e persistenti: se si sperimentano sintomi allergici come starnuti, prurito, congestione nasale o eruzioni cutanee che si verificano regolarmente o in modo persistente, è consigliabile consultare un allergologo per una valutazione approfondita.
  • Familiarità: se ci sono parenti stretti con allergie note, si può essere a rischio maggiore di sviluppare allergie simili. In questi casi, è consigliabile consultare un allergologo per una valutazione preventiva.
  • Reazioni allergiche gravi: se si è già avuta una anafilassi o una reazione allergica grave in passato, è fondamentale consultare un allergologo per determinare l’agente scatenante e sviluppare un piano di gestione delle allergie.
  • Sintomi stagionali: se i sintomi peggiorano durante determinate stagioni dell’anno, potrebbe indicare un’allergia stagionale agli allergeni come polline, spore di muffa o peli di animali. Un allergologo può confermare la diagnosi e consigliare il trattamento più appropriato.
  • Sintomi respiratori cronici: se si soffre di asma o di sintomi respiratori cronici come tosse persistente, respiro sibilante o difficoltà respiratorie, è consigliabile consultare un allergologo per una valutazione approfondita e un piano di gestione.
  • Manifestazioni cutanee persistenti: in presenza di eruzioni cutanee, dermatite o prurito persistente, è consigliabile consultare un allergologo per determinare se le reazioni cutanee sono causate da allergie.

Come avviene la visita?

La visita allergologica non può prescindere da un’adeguata raccolta della storia clinica del paziente. Una allergia può manifestarsi solitamente con sintomi respiratori (starnutazione, naso che gocciola, naso chiuso, tosse, fiato corto, sibilo respiratorio), oculari (occhi che prudono e lacrimano) o cutanei (rossore, gonfiore, prurito, secchezza e desquamazione della pelle). Per l’allergologo sarà importante anche capire quando tali sintomi sono iniziati, se sono sporadici o persistenti, se sono presenti solo in certi periodi dell’anno e se si manifestano in circostanze specifiche, ad esempio in presenza di animali, con l’ingestione di un determinato alimento o dopo aver assunto un farmaco.

Quando fare i test allergologici?

La visita potrà essere integrata con l’esecuzione di test allergologici cutanei: con allergeni inalanti (pollini, acari della polvere, pelo di animali, muffe) in caso di sintomi respiratori, alimentari (proteine di latte e uovo, pesce, crostacei, carni, grano, frutta, frutta a guscio ed altri ancora) se c’è il sospetto di un’allergia alimentare, ed allergeni da contatto (es. metalli come il Nichel, tessuti, coloranti, conservanti, resine, ecc.) in caso di sospetta reazione da contatto con la pelle. Si può così identificare l’allergene responsabile del quadro clinico del paziente, e di conseguenza attuare le opportune norme di prevenzione ed impostare la terapia più indicata.

Prick Test

Quali sono i test per la diagnosi di allergia?

Esistono diversi test utilizzati per diagnosticare le allergie. Ecco alcuni dei test più comuni:

  • Prick test: è un esame di facile esecuzione che consiste nell’applicare sulla superficie interna dell’avambraccio una goccia delle sostanze che si sospettano possano causare allergia (allergene). La si fa penetrare nel primo strato della cute tramite una lancetta monouso. Successivamente, viene valutata la reazione cutanea che si manifesta entro circa 15-20 minuti. Se il paziente risulta positivo all’allergene si verificherà un’area di gonfiore, arrossamento o prurito intorno al sito di applicazione.
  • Patch test: è un test utilizzato principalmente per identificare le allergie da contatto, come dermatiti da contatto. Piccole quantità di allergeni vengono applicate su patch adesivi, che vengono poi applicati sulla pelle (solitamente sulla schiena) per un periodo di tempo determinato, solitamente 48/72 ore. Dopo questo periodo, il medico valuta la pelle per eventuali reazioni allergiche.
  • RAST test (radioallergosorbent test) o test IgE specifici: un test che serve a misurare i livelli di IgE specifiche per determinati allergeni nel sangue. Viene eseguito prelevando un campione di sangue dal paziente e analizzandolo in laboratorio. Questo test è spesso utilizzato quando i test cutanei non possono essere eseguiti a causa di condizioni mediche specifiche o quando si desidera confermare i risultati dei test cutanei.
  • Test di provocazione: in alcuni casi, quando i risultati dei test precedenti non sono conclusivi o quando c’è un sospetto di allergia alimentare, può essere necessario eseguire una provocazione allergica controllata. Durante questo test, il paziente viene esposto all’allergene sospetto in modo controllato, sotto la supervisione di personale medico, per osservare e valutare la risposta allergica.

È importante sottolineare che la scelta del test dipende dalle circostanze specifiche del paziente e dalla natura delle allergie sospettate. La decisione su quali test eseguire e come interpretare i risultati deve essere presa da un allergologo, medico esperto nel campo delle allergie.

Non ignorare i sintomi delle allergie! In un’epoca in cui le allergie sono in aumento, consultare un allergologo è essenziale per identificare, gestire e prevenire le reazioni allergiche in modo efficace. Grazie alla sua esperienza e competenza, la dr.ssa Isidora Paffumi può fornirti un supporto prezioso nel controllo delle allergie con conseguente miglioramento della qualità della vita.
Prenota una visita specialistica, riceverai una valutazione professionale e un trattamento mirato.