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L’immunoterapia specifica contro l’allergia al veleno di imenotteri

Api, vespe, calabroni. Sono alcuni degli insetti che fanno parte dell’ordine degli imenotteri che, specialmente in estate, sono molto diffusi in città, così come in ambienti rurali e marini, e che possono, attraverso la loro puntura, iniettare veleno che provoca risposte immunitarie variabili, da reazioni locali lievi a reazioni sistemiche gravi. Il soggetto che ha avuto una reazione allergica sistemica dopo una puntuta di un insetto imenottero, i cui test cutanei e/o sierologici hanno confermato ed individuato l’insetto responsabile della reazione allergica, ha la possibilità di iniziare un percorso terapeutico: l’immunoterapia specifica è attualmente l’unico trattamento che offre una protezione a lungo termine contro queste reazioni allergiche, migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti.

Che cos’è l’allergia al veleno di imenotteri?

Le reazioni allergiche al veleno di imenotteri sono relativamente comuni, con una prevalenza stimata tra il 0,5% e il 3% della popolazione generale. Tuttavia, la prevalenza può essere significativamente più alta in persone con maggiore esposizione, come apicoltori e agricoltori. La sensibilizzazione avviene quando il veleno viene introdotto nel corpo, inducendo la produzione di IgE specifiche. Alla successiva esposizione, le IgE legate ai mastociti e ai basofili riconoscono il veleno, provocando il rilascio di mediatori infiammatori come l’istamina. Questo processo porta alle manifestazioni cliniche dell’allergia.

Come si manifesta?

Dopo la puntura di imenottero possono verificarsi sintomi di diversa gravità. Le reazioni locali e le cosiddette reazioni locali estese (cioè del diametro di almeno 10 cm e con durata superiore a 24 ore) sono generalmente di natura infiammatoria, e non di interesse allergologico. Al contrario le reazioni generalizzate sono spesso espressione di una sensibilizzazione allergica. Queste ultime hanno solitamente un esordio molto rapido e possono coinvolgere, oltre al distretto cutaneo, anche l’apparato gastrointestinale, quello respiratorio e quello circolatorio, provocando sintomi di varia gravità, fino allo shock anafilattico.

In cosa consiste la diagnosi?

La diagnosi di allergia a veleno di imenotteri si basa su un’anamnesi molto dettagliata che ha lo scopo di ottenere il maggior numero possibile di informazioni in merito ai sintomi e all’insetto pungitore. Affinché possa essere seguito un corretto iter diagnostico e terapeutico, è importante identificare correttamente l’insetto pungitore. I test allergologici cutanei e il prelievo di sangue per il dosaggio delle IgE specifiche vengono in aiuto per identificare l’insetto in modo più preciso. I test cutanei, eseguiti con estratti di veleni purificati, sono solitamente in grado di identificare l’insetto responsabile della sensibilizzazione; ad essi va affiancata l’esecuzione di alcuni esami del sangue, quali la ricerca delle IgE specifiche (RAST) verso il veleni ed il dosaggio della triptasi sierica. Se i test danno esito positivo occorre dotare il paziente di un kit di emergenza, composto da un antistaminico, un cortisonico e l’adrenalina auto-iniettabile, e verificare la possibilità di eseguire una immunoterapia specifica.

Prick Test

Quali sono le opzioni terapeutiche?

Dopo la conferma di allergia con i test allergologici, ci sono due percorsi terapeutici paralleli. Il primo è incentrato sulla gestione della terapia d’emergenza in caso di nuove punture, basata su farmaci sintomatici, come antistaminici, cortisone e adrenalina auto-iniettabil in caso di reazioni sistemiche di tipo anafilattico. Il secondo percorso è l’immunoterapia specifica.

Che cos’è l’immunoterapia allergene specifica?

L’immunoterapia specifica è l’unica soluzione terapeutica disponibile in allergologia che è in grado di modificare la storia naturale dell’allergia. Consiste in una terapia sottocutanea in cui viene somministrato, in dosi crescenti, un estratto di veleno dell’insetto responsabile dell’allergia. Si parte dunque da dosaggi estremamente bassi che vengono aumentati in maniera graduale. L’obiettivo è quello di scongiurare gravi reazioni tramite un adeguamento graduale alla presenza del veleno per raggiungere una soglia di tolleranza. La somministrazione dell’immunoterapia, che mette al riparo da serie manifestazioni post puntura già dopo dodici mesi, prevede una durata di cinque anni. L’effetto si mantiene poi generalmente per numerosi anni dopo la sospensione della cura.

Chi deve sottoporsi a immunoterapia contro l’allergia al veleno di imenotteri?

Studi clinici hanno dimostrato che l’immunoterapia allergene specifica è altamente efficace, con una protezione che supera il 90% nei pazienti trattati. Questa terapia è raccomandata per:

  • pazienti con storia di reazioni sistemiche al veleno di imenotteri;
  • individui con reazioni locali estese se presentano fattori di rischio per reazioni sistemiche future;
  • persone con elevato rischio di esposizione a imenotteri (ad esempio, apicoltori o agricoltori).

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Una breve guida sulle malattie allergiche

Una breve guida sulle malattie allergiche

Normalmente il sistema immunitario difende l’organismo dalle sostanze estranee. Nelle persone predisposte, tuttavia, il sistema immunitario può reagire in maniera eccessiva all’esposizione ad alcuni allergeni presenti nell’ambiente, negli alimenti o nei farmaci, che risultano innocue per la maggior parte delle persone. Ne deriva una reazione allergica. Alcune persone sono allergiche a una sola sostanza, mentre altre a diversi allergeni. Circa un terzo della popolazione mondiale soffre di allergia.

Come si classificano le malattie da ipersensibilità?

Le malattie allergiche sono un gruppo di condizioni patologiche caratterizzate da reazioni ipersensibili del sistema immunitario a sostanze solitamente innocue. Queste reazioni possono manifestarsi in vari tessuti e organi, provocando sintomi che spaziano da lievi a gravi e, in casi estremi, possono essere fatali. La risposta allergica è mediata da una complessa interazione tra allergeni, anticorpi (soprattutto le immunoglobuline E o IgE), cellule del sistema immunitario (come mastociti, basofili, linfociti T) e mediatori infiammatori (come istamina, leucotrieni e citochine). Le reazioni di ipersensibilità sono suddivise in 4 tipologie, in base alla classificazione di Gell e Coombs. Le malattie da ipersensibilità spesso coinvolgono più di un tipo di reazione.

Tipo I
Le reazioni di tipo I (ipersensibilità immediata) sono IgE-mediate e si sviluppano entro un’ora dall’esposizione all’antigene. L’antigene si lega alle IgE che sono legate ai mastociti tissutali e ai granulociti basofili ematici, innescando il rilascio di mediatori preformati (istamina, proteasi, fattori chemiotattici) e la sintesi di altri mediatori (prostaglandine, leucotrieni, fattore attivante le piastrine, citochine). Questi mediatori causano vasodilatazione, aumento della permeabilità capillare, ipersecrezione di muco, spasmi della muscolatura liscia e l’infiltrazione dei tessuti da parte di eosinofili, di cellule T-helper di tipo 2 (Th2), e di altre cellule infiammatorie. Le reazioni di tipo I sono alla base di tutte le malattie atopiche (dermatite atopica, asma, rinite e congiuntiviti allergiche) e di molte malattie allergiche (anafilassi, alcuni casi di angioedema, orticaria, allergie al lattice e alcune allergie alimentari).

Tipo II
Le reazioni di tipo II (ipersensibilità citotossica anticorpo-dipendente) si verificano quando un anticorpo si lega ad antigeni cellulari superficiali o a una molecola legata alla superficie di una cellula. La struttura antigene-anticorpo legata alla superficie attiva le cellule che partecipano alla citotossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente. Le patologie mediate da reazioni di tipo II comprendono il rigetto dell’innesto iperacuto di un trapianto d’organo, le anemie emolitiche, la tiroidite di Hashimoto e la malattia da anticorpi anti-membrana basale glomerulare (sindrome di Goodpasture).

Tipo III
Le reazioni di tipo III (malattia da immunocomplessi) causano infiammazione in risposta alla deposizione di immunocomplessi circolanti antigene-anticorpo nei vasi e nei tessuti. Questi complessi possono attivare il sistema del complemento o legarsi ad alcune cellule immunitarie attivandole, causando il rilascio di mediatori dell’infiammazione. All’inizio di una risposta immunitaria, si ha un eccesso di antigeni con piccoli complessi antigene-anticorpo, che non attivano il complemento. Successivamente, quando le concentrazioni di antigeni e anticorpi sono più in equilibrio, gli immunocomplessi sono più grandi e tendono a depositarsi nei vari tessuti (glomeruli, vasi), provocando reazioni sistemiche. Le malattie di tipo III comprendono la malattia da siero, il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide, la vasculite leucocitoclastica, la crioglobulinemia, la polmonite da ipersensibilità acuta e diversi tipi di glomerulonefrite. Le reazioni di tipo III si sviluppano da 4 a 10 giorni dopo l’esposizione all’antigene e possono diventare croniche se l’esposizione all’antigene continua.

Tipo IV
Le reazioni di tipo IV (ipersensibilità ritardata) non coinvolgono gli anticorpi ma sono mediate dalle cellule T. I linfociti T, sensibilizzati in seguito al contatto con uno specifico antigene, sono attivati dall’esposizione continua o dalla riesposizione allo stesso antigene: essi danneggiano il tessuto mediante effetti tossici diretti o il rilascio di citochine, che attivano eosinofili, monociti e macrofagi, neutrofili o cellule natural killer. I disturbi che coinvolgono reazioni di tipo IV comprendono la sindrome di Stevens-Johnson, la necrolisi epidermica tossica, la reazione farmacologica con eosinofilia e sintomi sistemici (Drug rash with eosinophilia and systemic symptoms), la dermatite da contatto e molte forme di ipersensibilità ai farmaci.

Perché si diventa allergici?

In numerose reazioni allergiche il sistema immunitario, se esposto per la prima volta a un allergene, produce un tipo di anticorpo detto immunoglobulina E (IgE). L’IgE si lega a un tipo di globuli bianchi detti basofili, presenti nel flusso sanguigno e a un tipo simile di cellule dette mastociti, presenti nei tessuti. La prima esposizione può rendere il soggetto sensibile all’allergene (la cosiddetta sensibilizzazione), ma non provoca sintomi. Una volta che il soggetto sensibilizzato incontra nuovamente l’allergene, i basofili e i mastociti che contengono IgE in superficie rilasciano sostanze (come istamina, prostaglandine e leucotrieni) che inducono gonfiore o infiammazione nei tessuti circostanti. Tali sostanze inducono una serie di reazioni a catena che continuano a irritare e a danneggiare i tessuti. Tali reazioni si possono manifestare in forma da lieve a grave.

Quali sono i sintomi?

La maggior parte delle reazioni allergiche si manifesta in modo lieve con lacrimazione, secrezione nasale (rinorrea) e starnuti. Le eruzioni cutanee (compresa l’orticaria) sono frequenti e, spesso, pruriginose. L’orticaria è caratterizzata da piccole aree tumefatte arrossate e lievemente in rilievo (pomfi), spesso con una parte centrale più chiara. La tumefazione può interessare anche ampie aree sottocutanee (cosiddetto angioedema). La tumefazione è provocata dalla fuoriuscita di liquidi dai vasi sanguigni. A seconda delle aree del corpo colpite, l’angioedema può essere grave, in particolare quando si presenta nella gola o nelle vie aeree. Le allergie possono scatenare anche attacchi di asma e difficoltà respiratorie. Alcune reazioni allergiche, definite reazioni anafilattiche, possono essere potenzialmente letali. Le vie aeree possono restringersi (costrizione), causando respiro sibilante, e le pareti della gola e delle vie aeree possono gonfiarsi, interferendo con la respirazione. I vasi sanguigni possono allargarsi (dilatarsi), causando un grave calo della pressione arteriosa.

Quali sono gli allergeni che più frequentemente scatenano una reazione allergica?

Gli allergeni possono essere classificati in diverse categorie, tra cui inalanti, alimentari, farmaci, insetti e da contatto. Ecco una panoramica dei principali allergeni per ciascuna categoria:

Inalanti:

  • Pollini (graminacee, alberi, erbe infestanti)
  • Acari della polvere
  • Peli e forfora di animali domestici
  • Muffe (Aspergillus, Cladosporium, Alternaria, Penicillium)

Alimenti:

  • Frutta secca (arachidi, noci)
  • Latte
  • Uova
  • Crostacei

Farmaci:

  • Antibiotici (penicilline, cefalosporine, sulfamidici)
  •  Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei – FANS (Aspirina, Ibuprofene, Naprossene)
  • Anestetici Locali (Lidocaina, Prilocaina)
  • Mezzi di contrasto iodati

Veleni di insetti:

  • Imenotteri (api, vespe, calabroni)
  • Formiche (formiche rosse del genere Solenopsis)

Allergeni da Contatto:

  • Sostanze chimiche (Nichel, cromati, formaldeide)
  • Materiali naturali (lattice, lanolina)
  • Cosmetici (profumi, conservanti, tinture per capelli)

Cosa fare in caso di allergia?

Se sospetti un’allergia è bene consultare un allergologo, medico specializzato nel riconoscimento e nel trattamento delle malattie allergiche. Sarà lo specialista a valutare se dovrai sottoporti a dei test allergologici, solitamente di facile esecuzione e per nulla invasivi. È fondamentale che tali test vengano condotti seguendo specifici criteri e sotto la guida di un allergologo; un’impropria esecuzione dei test, infatti, o un’errata interpretazione degli stessi, possono indurre, ad esempio, ad escludere dalla dieta alimenti importanti per la salute senza che ve ne sia una reale necessità. In altri casi, a causa di questo, possono nono essere riconosciute (o identificate tardivamente) altre patologie, anche gravi, distinte dalle allergie, ma che si presentano con sintomi simili. Quindi, no ai test per le allergie o le intolleranze che si possono fare da soli o perfino acquistare online.

Prick Test

Quali test fare per la diagnosi di allergia?

La scelta dei test da eseguire può variare a seconda dei sintomi e del tipo di allergia sospettata dall’allergologo. Di seguito quelli più comuni:

Prick test: test cutaneo che consiste nell’applicazione di piccole quantità di allergeni sulle braccia e nel pungerle delicatamente con delle lancette sterili, osservando poi, nell’arco di 15-20 minuti, l’eventuale insorgenza di una piccola reazione cutanea (pomfo), che indica la sensibilizzazione verso l’allergene. Tale metodica, di facile e rapida esecuzione, è molto attendibile e viene impiegata soprattutto per la ricerca di allergie respiratorie ed alimentari.

Patch test: altro test cutaneo, che consiste nell’applicare dei cerotti sulla schiena contenenti allergeni in cellette separate, e nell’osservare l’eventuale insorgenza di reazione cutanea alla rimozione dei suddetti cerotti, che generalmente avviene dopo 48-72 ore. I cosiddetti allergeni da contatto, verso cui si ricerca l’eventuale sensibilizzazione con questo test, sono, ad esempio, metalli, resine, profumi, coloranti, conservanti e molti altri.

Dosaggio delle IgE specifiche nel sangue: questo test misura la concentrazione di determinati anticorpi, le immunoglobuline E (o IgE), che indicano la sensibilizzazione verso specifici allergeni.

Test di provocazione: in alcuni casi la diagnostica a disposizione non è sufficiente a dimostrare o smentire l’esistenza di sensibilizzazione verso un determinato allergene (ciò avviene più frequentemente per farmaci, mezzi di contrasto, alcuni alimenti), per cui si può valutare l’opportunità di somministrare per bocca una piccola quantità del suddetto allergene, solitamente a dosaggi progressivamente crescenti, onde poterne verificare l’eventuale reazione. Per ovvie ragioni di sicurezza tale metodica è destinata a casi molto selezionati e può essere applicata solo sotto osservazione in ambiente ospedaliero.

Quali trattamenti per le allergie?

Non esiste una cura definitiva per le allergie, ma la maggior parte dei sintomi possono essere gestiti con farmaci preventivi o sintomatici. Cardine del trattamento delle forme allergiche è la prevenzione, quando possibile, che si attua con l’allontanamento dell’allergene responsabile dei sintomi o evitando l’esposizione. Gli antistaminici ed i corticosteroidi invece sono farmaci sintomatici che devono essere somministrati in presenza dei sintomi. A questi farmaci si aggiungere l’immunoterapia allergene specifica con l’intento di stimolare una tolleranza immunitaria verso l’allergene responsabile. Ultimamente ai preparati da somministrare per via sottocutanea si sono aggiunti preparati in gocce orosolubili o sublinguali per auto somministrazione molto validi ed utili specialmente per i piccoli pazienti allergici.

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La pollinosi: una malattia stagionale?

La pollinosi: una malattia stagionale?

Sebbene la pollinosi sia comunemente considerata una malattia stagionale, è importante riconoscere che i suoi effetti possono essere influenzati da una serie di fattori non stagionali. Gli individui allergici devono adottare misure preventive e gestionali per affrontare la pollinosi in modo efficace durante tutto l’anno, tenendo conto non solo dei cicli stagionali di fioritura delle piante, ma anche dei fattori ambientali e individuali che possono influenzare la gravità e la durata dei sintomi.

Che cos’è la pollinosi?

La pollinosi, comunemente nota come febbre da fieno, è una patologia allergica che colpisce molte persone in tutto il mondo. Si manifesta principalmente durante la stagione della fioritura delle piante, quando i pollini sono particolarmente diffusi nell’aria. Le piante che producono polline, come alberi, erbe e arbusti, rilasciano particelle allergeniche nell’aria durante la loro fase di fioritura. Quando il polline viene inalato da una persona sensibile, il sistema immunitario reagisce producendo anticorpi specifici che scatenano la liberazione di sostanze chimiche, come l’istamina, che causano i sintomi allergici.

Quali sono i sintomi?

I sintomi della pollinosi possono variare da lievi a gravi e possono includere: starnuti ripetuti; prurito agli occhi, al naso e alla gola; congestione nasale e secrezione nasale chiara o acquosa; tosse; affaticamento; mal di testa. I sintomi della pollinosi possono influenzare la qualità del sonno, la concentrazione e le attività quotidiane, riducendo il benessere complessivo di chi ne soffre.

Si tratta di una malattia stagionale?

È innegabile che la stagionalità giochi un ruolo significativo nell’insorgenza e nell’aggravamento dei sintomi della pollinosi. Tuttavia, classificare la pollinosi esclusivamente come una malattia stagionale potrebbe essere un’analisi limitante. Le stagioni di fioritura variano a seconda della zona geografica e delle condizioni climatiche locali. Ad esempio, in molte regioni temperate, gli alberi producono polline principalmente in primavera, mentre le erbe e gli arbusti raggiungono il picco di fioritura in estate. Di conseguenza, le persone che soffrono di pollinosi possono sperimentare sintomi più intensi durante determinati periodi dell’anno, in base al tipo di polline a cui sono allergiche e alla sua concentrazione nell’aria.

Quali sono le altre cause della pollinosi?

La pollinosi è principalmente causata dall’esposizione e dalla reazione allergica al polline delle piante, tuttavia è importante considerare che la pollinosi può manifestarsi anche al di fuori dei periodi di fioritura intensa. Ci sono diversi fattori non stagionali che possono influenzare la gravità e la persistenza dei sintomi allergici:

  • Inquinamento atmosferico: l’inquinamento atmosferico, compresi gas, particolato e composti organici volatili, può interagire con il polline nell’aria, aumentando la sua capacità di provocare reazioni allergiche e peggiorando i sintomi della pollinosi.
  • Cambiamenti climatici: i cambiamenti climatici possono influenzare la stagionalità e la quantità di polline prodotto dalle piante. Temperature più alte possono prolungare la stagione di fioritura delle piante, esponendo gli individui allergici a un periodo più lungo di esposizione al polline.
  • Cross-reattività: alcune persone allergiche al polline possono manifestare reazioni anche al contatto con determinati alimenti, come frutta e verdura, a causa di una reazione crociata tra le proteine presenti nel polline e quelle presenti negli alimenti.

Cosa fare in caso di allergia ai pollini?

Il primo passo è sempre quello di consultare un allergologo. La diagnosi della pollinosi coinvolge una valutazione completa dei sintomi e talvolta test specifici per confermare la presenza di allergie al polline. Lo specialista raccoglierà informazioni dettagliate sulla storia clinica del paziente, inclusi sintomi attuali, frequenza e gravità, nonché eventuali fattori scatenanti, come l’esposizione a determinati ambienti o stagioni. Può essere utile tenere un diario dei sintomi per tracciare i sintomi di pollinosi nel corso del tempo, identificare eventuali allergeni stagionali e correlare i sintomi con l’esposizione a specifici tipi di polline. Per confermare la presenza di sensibilità allergica al polline possono essere eseguiti specifici test allergologici. I più comuni includono i test cutanei e i test del sangue (RAST). Nei test cutanei, vengono applicate piccole quantità di allergeni, inclusi estratti di polline specifici, sulla pelle che viene poi punta leggermente per consentire agli allergeni di penetrare. Se si sviluppa una reazione cutanea (come arrossamento o gonfiore), ciò indica una sensibilità allergica al polline testato. I test del sangue possono anche essere utilizzati per rilevare gli anticorpi IgE specifici per il polline nelle analisi del sangue.

Quali trattamenti?

La gestione della pollinosi coinvolge, una combinazione di misure preventive, farmaci e terapie per alleviare i sintomi allergici. Il primo trattamento è la prevenzione: ridurre l’esposizione al polline attraverso l’uso di filtri per l’aria, mantenere le finestre chiuse durante i periodi di alta concentrazione di polline, lavarsi frequentemente le mani e cambiarsi i vestiti dopo essere stati all’aperto possono aiutare a ridurre i sintomi della pollinosi. La terapia farmacologica prevede principalmente l’utilizzo di antistaminici e corticosteroidi, da assumere per via orale, nasale, oculare o inalatoria, eventualmente associati a broncodilatatori, che consentono di alleviare o ridurre i sintomi.

L’immunoterapia allergene specifica può essere la soluzione?

L’immunoterapia allergene specifica è solitamente consigliata per pazienti con sintomi gravi di pollinosi che non rispondono bene ad altri trattamenti. Questo trattamento coinvolge l’esposizione controllata a dosi crescenti di allergeni, incluso il polline, per ridurre la reattività del sistema immunitario nel tempo. Può essere somministrato sotto forma di iniezioni (immunoterapia sottocutanea) o sotto forma di gocce o compresse sublinguali (immunoterapia sublinguale).

Affronta la pollinosi, un’allergia che va ben oltre la primavera. Con il trattamento appropriato e le misure preventive è possibile gestire efficacemente i sintomi e migliorare la qualità della vita. La dr.ssa Isidora Paffumi valuterà la gravità e la stagionalità dei sintomi e, successivamente, svilupperà un piano di trattamento personalizzato per la pollinosi.
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Che cos’è l’immunoterapia allergene specifica?

Che cos’è l’immunoterapia allergene specifica?

Tolleranza immunologica significa riduzione o eliminazione dei sintomi indotti dall’esposizione ad un allergene. Solo l’Immunoterapia allergene specifica può portare a questo effetto modificante il decorso della malattia allergica. Le allergie sono in costante aumento: in Italia, si stima che su una popolazione complessiva di 60 milioni di abitanti, ben 12 milioni soffrano di una forma di allergia. Ciononostante, solo il 2% degli italiani affetti da allergie si sottopone all’immunoterapia allergene specifica, l’unica opzione terapeutica in grado di modificare la storia naturale della malattia allergica, consentendo di arrestare o rallentare la progressione della malattia e di prevenire l’insorgenza di nuove sensibilizzazioni allergiche. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la riconosce come unico trattamento che può «portare alla guarigione dell’allergia e cambiare la qualità di vita del paziente».

Perché si diventa allergici?

Le allergie sono causate da una reazione esagerata del sistema immunitario verso sostanze che nella maggior parte dei casi sono innocue. Tra i più frequenti responsabili della malattia allergica respiratoria vi sono pollini, acari della polvere, muffe ed epiteli di animali. L’esposizione a tali sostanze può favorire l’insorgenza di una vasta gamma di sintomi, tra cui rinite allergica (infiammazione delle vie aeree superiori), congiuntivite (prurito o lacrimazione oculare) e asma allergico (infiammazione delle vie aeree inferiori). Questi sintomi possono peggiorare nel tempo, se non vengono trattati in modo appropriato e la rinite allergica è considerata uno dei fattori di rischio più importanti nello sviluppo dell’asma.

Che cos’è l’immunoterapia allergene specifica?

L’immunoterapia specifica, o impropriamente denominata vaccino antiallergico, è il trattamento causale di elezione nei confronti delle patologie allergiche, per la sua capacità di agire nei confronti della marcia allergica (evoluzione della malattia) attraverso l’assunzione di estratti di allergene specifici per quella determinata patologia. Viene presa come modello della medicina di precisione: infatti viene eseguita in base alle specifiche allergie del paziente ed è l’unica forma di trattamento allergene specifico capace di modificare il decorso naturale potenzialmente negativo della malattia allergica, di prevenire nuove sensibilizzazioni, di ridurre l’evoluzione verso l’asma.

Come agisce?

L’effetto modificante il decorso della malattia viene ottenuto tramite due processi immunologici distinti, entrambi indotti dall’immunoterapia allergene specifica: la deviazione immunitaria e la tolleranza immunitaria. La deviazione immunitaria è un processo in cui le cellule Th2 nella risposta immunitaria allergica vengono sostituite da cellule Th di differente tipologia. Nel frattempo, la tolleranza immunitaria viene indotta da cellule T regolatorie, che riducono la risposta allergica. Il risultato di questi processi è l’induzione di anticorpi IgE-bloccanti, che neutralizzano parzialmente la risposta immunitaria allergica.

Quali sono i vantaggi dell’immunoterapia?

Il principale vantaggio dell’immunoterapia allergene specifica, invece del solo utilizzo di farmaci sintomatici, è rappresentato dall’effetto modificante il decorso della malattia. L’immunoterapia allergene-specifica funziona riprogrammando il sistema immunitario in modo che tolleri allergeni specifici tramite la ripetuta esposizione a una quantità controllata di tali allergeni nel corso del tempo. La modifica della malattia è una caratteristica esclusiva del trattamento di immunoterapia e, oltre a una rapida riduzione dei sintomi e al ridotto uso di farmaci per l’attenuazione dei sintomi dopo l’inizio del trattamento, offre benefici duraturi dopo la fine del trattamento, quali una duratura riduzione della necessità di farmaci sintomatici e un rischio ridotto di sviluppare i sintomi dell’asma.

Cosa la differenzia dagli altri farmaci?

L’immunoterapia allergene specifica modifica il meccanismo immunologico alla base dell’allergia ed è in grado di offrire un miglioramento sintomatologico a lungo termine. Questo effetto è differente da quello dei più comuni farmaci sintomatici che vengono prescritti, ad esempio gli antistaminici e i corticosteroidi, che alleviano solo temporaneamente i sintomi dell’allergia nel momento in cui vengono assunti e che si ripresentano non appena cessato il loro effetto. In altri termini, questi farmaci non agiscono sulla causa della malattia allergica, ma solo sulle sue conseguenze. L’immunoterapia specifica, agendo sul meccanismo alla base di tale patologia, come detto, non solo riduce i sintomi ed il consumo di farmaci, ma mantiene la propria efficacia nel tempo, generalmente per molti anni dopo la conclusione del trattamento.

Per quali allergie è indicata?

L’immunoterapia allergene specifica è l’unica terapia in grado di agire sulle cause delle allergie respiratorie come rinite e asma, e sulle reazioni avverse severe da puntura di api, vespe e calabroni. Viene eseguita in presenza di disturbi di natura allergica dovuti ai pollini, agli acari della polvere, peli di animali e muffe. L’obiettivo è abituare lentamente il corpo all’allergene facendogli sviluppare una tolleranza: il sistema immunitario viene influenzato in modo che non reagisca eccessivamente a un successivo contatto con l’allergene. Nel caso dell’allergia al veleno di imenotteri (api, vespe e calabroni) la desensibilizzazione si è dimostrata efficace e pertanto viene considerata come terapia salva vita. Il paziente risulta protetto già dopo tre mesi dal suo inizio riducendo al minimo il rischio di avere una reazione anafilattica.

Quanto dura?

L’immunoterapia mantiene la propria efficacia per molti anni dopo la sospensione del trattamento che dura in genere 3-4 anni. Solitamente, sulla base dell’entità del miglioramento clinico dopo i primi 3 anni, si può decidere se concludere o proseguire fino a 4-5 anni. Se i sintomi si ripresentano dopo aver completato il trattamento, si può prendere in considerazione l’inizio di un nuovo ciclo di immunoterapia.

Come si somministra?

L’immunoterapia è possibile per via sottocutanea, ovvero tramite iniezione dell’allergene nella parte alta del braccio. Nella fase di induzione le iniezioni vengono somministrate con cadenza settimanale aumentando progressivamente la dose: una volta raggiunta la dose di mantenimento, la frequenza delle iniezioni è in genere di una ogni 4 settimane. Per le allergie respiratorie esiste anche il vaccino sublinguale che prevede la somministrazione quotidiana di dosi crescenti di allergene, sotto forma di compresse o gocce, che il paziente può assumere autonomamente a domicilio.